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 1 - "Lavoro o non lavoro,

questo è il dilemma" 18/02/2019

 

©Simona Bellone

Artist - Art & Press Editor - History Keeper

pres. associazione culturale caARTEiv

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POLITICA   2019

 1 - "Lavoro o non lavoro, questo è il dilemma" 18/02/2019

 

   Dopo secoli di espansione agricola, commerciale ed industriale, per creazioni di eccellenze di prima qualità, rivolte anche ad un panorama internazionale di esportazione, dal boom economico del secondo dopoguerra sino a circa 10 anni or sono, si sta arenando l’economia mondiale, e non solo quella italiana.

   Per imposizioni concordate con l’Unione Europea, ci ritroviamo in Italia negli scaffali dei supermercati, prodotti di ogni nazionalità estera, che per contraddizione quasi eguagliano in numero, i prodotti di matrice italiana, ma ne fanno una concorrenza spietata in prezzi sempre più al ribasso. 

   È facile trovare prodotti fuori stagione inscatolati di dubbia provenienza e con prezzo basso appunto perché fuori controllo senza il rispetto delle normative italiane in questione di igiene. Ci sono inoltre molte più confezioni di quelle che potremmo spendere, anche perché la crisi ci vede non più votati al consumismo usa e getta, ma rivolti verso un parsimonioso restauro conservativo e di risparmio, quasi eguale ai tempi in cui eravamo sofferenti per le guerre mondiali. 

  C’è un servizio enorme di monitoraggio provenienze, trasporto e commercializzazione, ma ormai all’economia italiana il danno è fatto, perché chiunque senza lavoro per la crisi approfitta di fare affari convenienti al di fuori della legalità.

   Il caso più eclatante che in questi giorni ci fa comprendere quanto sia difficile operare e poter guadagnare onestamente con sacrifici, è la situazione dei pastori sardi attualmente in sciopero.

   Per poter rivendicare 50 centesimi in più del prezzo del litro di latte, protestano gettando via il latte munto, perché a causa del latte rumeno commercializzato per creare il pecorino, venduto a prezzo troppo basso, si vedono di conseguenza senza guadagno a farsi fatturare solo 50 centesimi a litro di latte.

   Il problema delle aziende italiane è ora precipitato, ma da almeno 30 anni, molte ditte hanno traslocato la propria produzione all’estero, soprattutto per i grandi costi della manodopera secondo le vigenti leggi italiane.

   La crisi è sempre più dilagata in tutta la penisola, perché a causa di continue chiusure di attività di produzione e commercializzazione, gli studenti e i disoccupati si sono avviati all’estero per cercare una situazione lavorativa soddisfacente e meritocratica.

   Altro problema enorme è scaturito dalle leggi emanate e modificate, alquanto senza lungimiranza, creando buchi lavorativi e disoccupati sospesi dal lavoro se pur ancora lontani dal raggiungere l’età sempre più maggiorata per la futura pensione. 

   Se è venuto a mancare un passaggio di lavoro fra anziani che vanno in pensione e giovani freschi di studi, chiudendo le fabbriche, il lavoro si è affievolito in quantità soprattutto per gli ultra quarantenni rimasti senza lavoro dipendente e senza liquidità per avviare un’attività commerciale in proprio.

   Il reddito di cittadinanza, con tanti paletti restrittivi, servirà a poco e sarà per pochi eletti, e difficilmente garantito dai fondi governativi, ed ancor più fantasma sarà il lavoro raggiungibile che potrebbe essere proposto, dato che ce n’è sempre meno, in iperbole in continuo abbassamento.

   La soluzione per risolvere i problemi italiani credo che non ce l’abbia nessun partito in particolare, anche perché la discesa economica, con crisi bancaria ed immobiliare, prosegue da troppi decenni a pari passo con la crescita delle tasse che spaventano gli investitori, e asciugano il potere d'acquisto e sminuiscono il valore delle proprietà dei risparmiatori. Anche il soccorso e il mantenimento degli immigrati, ci è costato molto dimezzando le risorse interne governative, e non è ancora in fase regressiva.

   Il lavoro forse è possibile raggiungerlo all’estero, se l’Italia non migliora la propria situazione di offerta turistica, incrementando manutenzione, monitoraggio recupero reperti ed apertura assistita dei siti storici ed artistici, che tutto il mondo ci invidia, mantenendo le tradizioni religiose e festivaliere.

   Dato che sarà difficile trovare una bacchetta magica per dare un lavoro a tutti i disoccupati, è la valorizzazione del patrimonio storico artistico e religioso, la chiave per attirare un turismo che investa in viaggi mirati alla conoscenza mirata ed organizzata, e non solo al divertimento spicciolo e caotico, sanando il deficit delle casse governative e familiari. 

 

 ©Simona Bellone - simona.bellone@gmail.com @SimonaBellone

 www.simonabellone.it - www.caarteiv.it - www.nessunainterferenza.it

 

 

 

 

 

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